Capitolo 3
Luglio
La prima volta
Quando Camilla andò in vacanza con i suoi a Marina di
Camerota mi feci prestare da un vicino di casa una canadese ed andai nello
stesso campeggio in cui si trovava lei. Il “Camping delle Sirene” era un posto
tranquillo, fresco, il ristorante non era granché per quanto riguarda i secondi
piatti, ma le pizze erano passabili, la parmigiana di melanzane migliore di
quella servita solitamente nei ristoranti del sud ed in fin della fiera ci si
mangiava una pasta alle vongole fantastica; un posto di famigliole, pensato più
per bungalows in legno e camper che per le tende, ma riuscii ugualmente a
trovare una bella postazione ombreggiata. I genitori di Camilla sulle prime
avevano fatto un po’ di storie, ma alla fine mi avevano accettato volentieri,
stavo simpatico a loro ed avevo fatto amicizia anche con Lele, il fratello di
Camilla un ragazzone alto, biondo con gli occhi azzurri particolarmente
benvisto dalle ragazzine, quindi avevamo formato una compagnia affiatata e ci
divertivamo come matti a nuotare, a pescare i ricci, a tuffarci da uno scoglio
per poi raggiungere a nuoto una grottina,
ad uscire in pedalo, a partecipare, solo per il gusto di boicottarli
goliardicamente, ai giochi organizzati dall’animazione: risveglio muscolare,
gioco aperitivo, aqua-gym, balli latino-americani ecc. Quasi ogni sera
scendevamo in paese, ci facevamo una pizza (beh ogni tanto una cenetta coi
fiocchi alla “Cantina del Marchese”), poi Camilla ed io ce ne andavamo in
spiaggia e gli altri a prendere un gelato in piazzetta s. Domenico o a ballare
al “Ciclope”. Una sera tutti assieme prendemmo un vecchio peschereccio sul
quale ci mostrarono come si pescava in passato alla luce delle lampare, poi ci
sbarcarono a porto Infreschi che era l’una ed al lume della luna ci arrostirono
tutto il pesce pescato e lo mangiammo in grande quantità accompagnato da enormi
fette di anguria e dal forte vino bianco del sud. Non avevo mai visto in vita
mia un posto tanto bello, romantico e pittoresco come porto Infreschi, una
spiaggetta raccolta, protetta da alte montagne, l’acqua cristallina, i sassoni
bianchi… decidemmo che ci saremmo tornati la sera dopo. Affittai una barca (da
ragazzo avevo imparato a remare sul Tevere, quindi il placido Tirreno non mi
faceva certo paura…) ci fermammo per un po’a Cala Luna dove un gruppo di
francesi cantava Brassens attorno ad un falò, poi raggiungemmo porto Infreschi.
Quella notte, incredibilmente, non c’era nessuno. Forse, chissà, al Bolivar,
l’unico cinema del paese c’era un film di grande richiamo, forse al “Ciclope”
si esibiva una star della musica leggera… ma a noi piacque pensare che un posto
così fosse “prenotato” per noi e per il
nostro amore.
Sulla barca c’era un
materassino e lo stendemmo a terra sui sassi. La luna piena si rifletteva sul
viso di Camilla… il mare sciabordava dolcemente, sembrava che cantasse una
canzone solo per noi.
Ci abbracciammo. Camilla era tesa, ed anch’io lo ero,
anche se cercavo di non darlo a vedere. Sentivo la sua bocca sulla mia, le mani
dapprima esitanti, poi sempre più forti che mi stringevano e mi accarezzavano
da tutte le parti. Altre volte eravamo rimasti da soli in spiaggia, a giocare,
a coccolarci, a baciarci, ma stavolta entrambi sentivamo che non sarebbe stata
la stessa cosa. Un muro di seta mi divideva dal possederla completamente.
Quando capì la mia intenzione Camilla sorrise ed il suo corpo aderì
completamente al mio. Fu un’esperienza dolcissima, il viso delicato di Camilla,
il suo seno bianchissimo inargentato dalla luna, il suo respiro, la sua voce roca
che gridava il mio nome… La sentivo indifesa… per un momento pensai che avrei
anche potuto morire sui suoi fianchi, ma non me ne sarebbe importato nulla. Era
troppo bello, troppo intenso, era qualcosa di indescrivibile. Sia per lei sia
per me era la prima volta.
Nessun commento:
Posta un commento