Mia libertà
La sera dopo, all’ora di cena, ha telefonato Aldo. Si è
scusato a nome di tutti per il loro comportamento del sabato, ha detto che si
sono accorti di aver esagerato… poi ha aggiunto: “però anche te, cacchio…”
“Io cosa?”
“No, niente”. E’ stato un attimo in silenzio poi ha
aggiunto “Claudio, vorrei farti sentire una canzone che mi prende un casino… è
forte, davvero”. Ha armeggiato un po’ col giradischi ed ha messo una canzone di
Franco Califano che mi ha fatto venire i brividi.
L' urtimo amico va
via,
domani se va a sposà,
se gioca la libertà pure lui.
Er vecchio gruppo ‘ndò stà,
me li so' persi così
se sò scordati de me,
Tanto amici e poi... tiè!
Ogni cosa se ne và,
finisce er ciclo de 'n'età,
domani chiude er bar in fondo a 'na via.
domani se va a sposà,
se gioca la libertà pure lui.
Er vecchio gruppo ‘ndò stà,
me li so' persi così
se sò scordati de me,
Tanto amici e poi... tiè!
Ogni cosa se ne và,
finisce er ciclo de 'n'età,
domani chiude er bar in fondo a 'na via.
La notte questi versi mi ronzavano nelle orecchie al
punto che non riuscivo a prendere sonno. Beh
io mica mi vado a sposare -pensavo-, ma il fatto di essermi messo con Camilla…
solo adesso me ne sto rendendo conto… mi fa perdere un po’ della mia libertà.
Mortacci! La libertà!! La cosa a cui
tengo di più in assoluto!!!
In effetti fin da
ragazzino ho sempre anelato alla libertà, la mangiavo col pane la libertà… alle
medie ero un ragazzino ingenuo e sprovveduto, credevo che tutti mi volessero
bene… e vivevo di libertà… cinema… amici… scorribande. Vicine di casa con quel
modo di fare ambiguo, un po’ amicone e un po’ nave scuola… luoghi comuni…frasi
fatte… ragazze che volevano appiccicarsi a me, mentre io sognavo pizze e corse
in motorino…. Ecco, da giovane, ogni volta che vedevo qualcuno o qualcosa
mettere a rischio la mia libertà io mi sono sempre chiuso a riccio… ed ora, di
colpo la mia libertà si riduceva… sabato con Camilla, domenica con Camilla,
magari qualche sera con Camilla… per carità era una cosa stupenda… ma, per dire
una cazzata, se una domenica mi fosse
venuto voglia di andare a vedere la Roma, mica avrei potuto portarci che lei
odiava il calcio. Quella notte compresi che tra me e la libertà c’era un vetro.
Non avrei mai permesso a nessuno di mettercelo, né ai miei genitori né alla
scuola… e sono andato a mettermelo da solo. Avevo vent’anni e pur senza
conoscerle rifiutavo d’istinto tante cose del mondo adulto; provo a fare un
elenco, ma so già che senz’altro risulterà incompleto: i debiti, la pubblicità,
le puttane, il moralismo, i partiti politici, le trasmissioni TV a puntate,
quelle che, come sirene, ti invitavano ogni giorno oppure ogni settimana alla
stessa ora… sentivo confusamente che tutte queste cose che sto citando alla
rinfusa avevano un denominatore comune che me le rendeva invise, odiose,
ripugnanti, ma non riuscivo a definirlo. Solo oggi che sono carico di rughe e
di capelli bianchi (stavo per scrivere di saggezza, ma mi sembra poco saggio
anche solo pensarlo nonché scriverlo…) ho capito quale fosse questo
denominatore comune: erano tutte persone cose o situazioni che avrebbero
limitato la mia libertà. Ma quella sera, nel mio letto in cui non riuscivo a
prendere sonno, mi posi una sola domanda: sto facendo una scelta intelligente o
una cazzata a buttarmi a capofitto in questa storia con Camilla? Boh. “The answer
my friend, is blowin’ in the wind, the answer is blowin’ in the wind” come
diceva il grande Bob Dylan. Quella
notte però, come altre volte nella mia vita, ebbi la netta percezione che stavo
varcando una soglia. Come la prima volta che mi sono allontanato da casa… come
quando ho acceso la prima sigaretta… come la prima volta che ho pensato “io
quella lì me la farei”… come la prima volta che un tipo in strada mi ha dato
del lei…come la prima volta che mi hanno fermato i carabinieri. C’è sempre una
prima volta per tutto.
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