E
Io li ho conosciuti di persona Mimì e Saro, o come sta scritto nei verbali di polizia “Giuffrida Domenica di anni 23 senza occupazione stabile e Grasso Rosario di anni 27 imbianchino, verniciatore e sedicente pittore, conviventi more uxorio al n. 67 di via Gramsci in Cormano, incensurati, e purtuttavia da lungo tempo noti alle forze dell’ordine come tossicomani” o ancora, in ossequi alla privacy “i giovani D.G e R.G” di cui hanno parlato i giornali di ieri. Ho letto la mezza paginetta in cronaca, ho visto il breve servizio sul TG3 regionale, ma soprattutto ho sentito le parole severe, dure, ingenerose della gente comune per strada e nei bar. Mi hanno fatto un male pazzesco ed è questo il motivo per cui stasera sento il bisogno di prendere la penna e parlare di loro.
Sono passati sei mesi da quel pomeriggio di domenica in cui le bancarelle della sagra paesana all’improvviso hanno dovuto sbaraccare, perché si è messo a piovere di brutto. Io sono corso a cercare riparo sotto il portico di piazza Pertini; stavo cercando di raggiungere la gelateria Nadamas quando mi ha colpito una discussione pacata, accorata, ma nello stesso tempo intensa tra due giovani appoggiati alla saracinesca di un negozio che un tempo vendeva paccottiglia orientale ma che è chiuso da tempo immemorabile.
“Ce la faremo, Mimì, ce la dobbiamo fare. Io sento che siamo ad una svolta, un po’ è colpa di ‘sta minchia di pioggia che ci fa vedere tutto nero, a me non piace la pioggia, io sono per il sole. Domani sento che comincia il nostro decollo, la nostra risalita”.
“Che stai a dire Saro, basta con queste cretinate, non le posso più sentire”.
Avevo chiesto permesso nel passare davanti a loro ed entrambi mi avevano sorriso.
“Anche a me non piace molto la pioggia -avevo sussurrato- ma sono nato qui, diciamo che ci sono abituato”.
Erano bastate poche parole ed eravamo diventati amici. Saro mi aveva invitato a prendere un caffè da loro. “Sa –mi aveva detto- è la prima volta che qui a Cormano una persona ci si rivolge come se fossimo persone normali. Non è una cosa di tutti i giorni”. Erano sporchi, trasandati, i capelli lunghi e un po’ grassi, ma avevano un’aria indifesa che mi aveva intenerito.
Quella sera mi avevano raccontato tutta la loro vita: la fuga da un sud arcaico, l’impossibilità o quasi di trovare lavoro, l’emarginazione, la povertà, la droga… lei rassegnata, spenta, lui sempre con questa grinta, con la voglia di uscirne, ma… da domani. Avevamo preso il caffè, mi avevano offerto uno spinello che avevo rifiutato… Mimì quasi per giustificarsi mi aveva detto “sai, è per evitare di tornare a prendere quella merda da cui abbiamo deciso di stare lontani…”
“E da domani non ne prendiamo più, e neanche di questi, puoi starne certa” aveva aggiunto Saro stringendole un braccio scarno e devastato dalle punture.
Ricordo che ad un certo punto mi stavano mostrando la loro camera da letto, sulle cui pareti Saro aveva dipinto un paesaggio siciliano: sole, mare, cielo azzurrissimo, fichidindia, oleandri e zagare… quando dalla strada si era levato un rumore improvviso: uno schiamazzo di bambini che giocavano, urlavano, litigavano, ma senza cattiveria come fanno i bambini.
Saro aveva cominciato a bestemmiare, a picchiare i pugni nel muro.
“Ecco cosa ci manca, un figlio ci manca. Mimì io voglio un figlio da te”.
Lei mi aveva guardato un po’ a disagio, poi aveva cercato di prenderlo con le buone.
“Ascoltami Saro, ragiona… io non lavoro, tu sei precario, oggi ti chiamano a pitturare domani no, non riusciamo ad uscire da questa porca di droga, stiamo aspettando l’esito degli esami… magari siamo pure sieropositivi… siamo ancora qui dentro solo perché il comune ci paga l’affitto, altrimenti saremmo già sotto un ponte… come facciamo a fare un figlio in queste condizioni? ragiona, amore”.
Lui si era messo a piangere.
“Minchia, Mimì, anche tu come gli altri sei. Noi ce la dobbiamo fare, noi ne usciamo da questo tunnel e domani comincia una nuova vita… sai una cosa, Mimì? sento che domani ci sarà il sole anche in questo paese di merda e che mi chiameranno ad imbiancare un palazzo… e che tu troverai lavoro in una fabbrica. Poi appena avremo messo via un po’ di soldi andremo in un altro paese, dove i pusher non ci potranno trovare e da domani la nostra vita sarà quella che sognavamo al paese…
Ricordo che Mimì si era avvicinata a me e mi aveva sussurrato nell’orecchio: “domani… domani… pensare che la vita possa cambiare è come sperare che qui al nord ci sia il cielo azzurro”.
“Beh qualche volta c’è” stavo per dire, ma mi trattenni vedendo dalla finestra il cielo grigio, quasi nero e l’acqua che scrosciava.
Sono grato al portinaio dello stabile di via Gramsci che prima di avvertire la polizia mi ha chiamato. In questa domenica di novembre grigia, umida, piovosa, con l’acquerugiola che si insinua nel cappotto e sembra quasi entrarti nelle ossa sono salito nel loro appartamento. Erano distesi sul letto. Lui aveva ancora in mano un pennello ed un tubetto di tempere, un altro tubetto era aperto e un po’ di colore si era versato sul cuscino, lei gli teneva la mano. Fuori pioveva, ma il paesaggio solare, mediterraneo sul muro sembrava vero.
Overdose? AIDS? Suicidio? Lo dirò l’autopsia. In ogni caso si sono tolti da questa vita e certo in questo momento stanno meglio di come stavano prima. Li ho guardati e nella mente mi risuonavano le parole di Saro: “da domani la nostra vita cambierà”. Finalmente è arrivato il loro domani.
E MI RIPETI DOMANI
(Gerardina Trovato)
E mi ripeti domani, domani, domani vedrai ci alzeremo
E mi ripeti domani noi due partiremo vedrai dove andremo
E mi ripeti domani sarà tanto bello partire di giorno
Col sole caldo sulle tue mani ma piove
E mi ripeti domani, domani vedrai amore mio voleremo
Saremo solo due anime libere senza più un corpo e senza pensiero
E non avremo paura neppure se sotto di noi guarderemo
Voleremo su in cielo ma piove
Poi ogni volta che vedi giù in strada un bambino giocare
Ti metti a correre per tutta la casa e cominci ad urlare
Poi prendi qualche colore e provi sul muro a dipingere il sole
Cerchi di farlo brillare ma piove
E mi ripeti domani, domani vedrai amore mio smetteremo
Ed ogni giorno che passa mi dici domani ma è sempre domani
Ma questo sole dipinto sul muro con la luce
Di mille colori e senza calore e intanto fuori piove
Poi questo cielo di colpo diventa ancora più nero
Su questi corpi distesi sul letto immobili senza pensiero
Lei tiene ancora i colori vicino
E la mano di lui fredda sopra il cuscino
Finalmente è arrivato domani.
Questa canzone è stata incisa da Gerardina Trovato
Nessun commento:
Posta un commento