venerdì 9 marzo 2012

Da Ti racconto una canzone IL BANDITO E IL CAMPIONE


IL BANDITO ED IL CAMPIONE

 Signora, beva un po’ d’acqua alla fontanella e poi si sieda un attimo qui sulla panchina, ostia, non se la prenda così, si calmi, non è successo niente. Mi scusi, sa, se sono scoppiato a ridere, prima, quando lei stava litigando con quell’ambulante che tra l’altro è amico mio… non ridevo di lei, mi creda… pensavo…  pensavo a come è buffa la vita… a come cambiano le cose… Lei gli ha comprato un secchio della spazzatura ed un imbuto, quel vecchio ha sbagliato a darle il resto e lei gli ha dato del ladro; lui ha detto che ladra era lei e lei, signora, lo ha minacciato prima di dargli due sberle, poi di chiamare i carabinieri… Due sberle… i carabinieri… il venditore ha chinato la testa sospirando, ha tirato fuori da un borsellino più vecchio e  più conciato di lui altre cinquecento lire e gliele ha date con le mani che gli tremavano, poi mi ha fatto un cenno di saluto e si è allontanato sacramentando tra i denti, con le spalle curve ed il passo incerto di chi ha ancora poco da vivere. Io ormai ci ho l’occhio clinico, purtroppo. Per me quello ha ancora in saccoccia al massimo un mese di vita, forse meno. Le è andata bene, signora. Cinquant’anni fa non avrebbe parlato così, mi creda, non a Novi Ligure almeno, dove tutti conoscevano… ma mi scusi, mi accorgo che non mi sono neanche presentato. Mi chiamo Nazareno Repetto, pensionato. Ho fatto il muratore per tutta la vita e adesso passo le mie giornate qui al parco, a prendere il fresco, a leggere il giornale, anche se comincio ad essere un po’ stufo dei giornali, ormai non si parla d’altro che del rapimento di Moro e dei mondiali in Argentina… Moro e Paolo Rossi… Paolo Rossi e Moro, sembra che in Italia non ci siano altre notizie… oddio mi scusi, sto perdendo il filo, sa alla mia età… Quanti anni mi dà signora? Settanta? Eh, magari, ce ne ho ottantadue, signora. Ottantadue come il nostro presidente della Camera, che ho sentito dire che se riusciamo a toglierci dalle palle il Leone lo vogliono fare presidente della repubblica e io l’ho conosciuto sa? Eravamo in esilio insieme in Francia. Cos’è che le stavo dicendo? Ah sì le dicevo che sono di Novi Ligure. Da bambini eravamo in tre amici, inseparabili, siamo cresciuti insieme, e niente e nessuno poteva dividerci:  uno ero io, l’altro, anche se lei è giovane lo avrà senz’altro sentito nominare, era il Costante Girardengo, sì proprio lui, il campione di ciclismo e il terzo era quel tipo a cui lei mezz’ora fa ha minacciato due sberle e ha detto che avrebbe chiamato i carabinieri: Sante Pollastri, detto “el Pulàster”.  Cosa ci univa? Beh intanto ci eravamo trovati adulti senza essere stati bambini, perché eravamo poverissimi tutti e tre, signora, pochi soldi… e in casa per mangiare dovevamo fare i numeri… e poi la bicicletta. Tutti e tre eravamo appassionati di bicicletta, non ce ne separavamo mai, sempre a correre su giù per le strade e per le campagne. Era un amore la bici, ma era anche un modo di sfogare tutta la rabbia della nostra povera vita, non avevamo niente, signora, mica come i giovani di oggi… Io ho un nipote che ha studiato e mi dice sempre che se non ci fosse stata la prima guerra mondiale… che nei primi anni del secolo il Giolitti ha fatto star bene tutti… che si stava vincendo la povertà… sarà, ma io non me ne sono accorto; noi a quei tempi non avevamo nemmeno il pane in casa nostra. Però avevamo la bicicletta. Fin da bambini io ero il più scarso; il Pulàster e ancora di più il Gira invece correvano come dei matti. Ma già verso i quindici sedici anni si era capito che il Girardengo sarebbe diventato un grande corridore, mentre il Sante se la cavava sì, ma non sarebbe mai stato un dio. E allora il Sante Pollastri, quello a cui lei stamattina ha dato del ladro, la bicicletta ha cominciato ad usarla per un altro scopo. E’ diventato un ladro. Di notte saltava sulla bici, entrava nelle case, portava via tutto e poi via, spingendo sui pedali, sparando ai fanali, di modo che chi lo inseguiva non vedeva più niente ed era obbligato a fermarsi. Ma era anche scarognato il Pulàster, gliene succedeva una ogni momento. Una sera stava uscendo da una villetta fuori Novi dopo averla ripulita per bene, quando sono passati di lì i carabinieri. Il Sante ha cercato di sparare sui fanali, ma un gendarme con un colpo secco ha fatto fuori il suo complice, il marito di sua sorella. Un dieci giorni dopo al fratello del Sante, che era un poveretto un po’… un po’ indietro di cottura insomma e ci aveva anche un brutto male, ci arriva la cartolina di andare a soldato. Quello figurati se si presenta al Distretto, allora i carabinieri sono andati a prenderlo e lo hanno portato in caserma. Cosa sia successo lì dentro non lo saprà mai nessuno, sta di fatto che il Pollastrino in quella caserma ci è entrato vivo e ne è uscito coi piedi in avanti. Da quel momento il Sante ha avuto solo due obiettivi nella sua vita: ammazzare i carabinieri e seguire il suo amico Girardengo quando correva dalle nostre parti. E le ha fatte bene tutte e due le cose: sa quanti ne ha ammazzati di carabinieri? Glielo dico io. Quindici ne ha ammazzati. E il maresciallo Fossati che comandava la stazione di Novi, la sera che se lo è trovato davanti con in mano una Beretta è diventato matto dalla paura e ha finito i suoi giorni in manicomio. Invece quando il Girardengo correva dalle nostre parti il Pulàster era sempre lì a gridare, a incoraggiarlo, era il primo ad urlare “Vai Girardengo, vai che sei solo!!!” e tutta la gente poi gli andava dietro. Dicevano che era un anarchico, un comunista, ma lui diceva sempre “io ho le mie idee, non quelle degli altri” e i gendarmi e i fascisti gli stavano addosso. Rompevano meno le palle a me che pure ero schedato come socialista e sovversivo. Tutto è cominciato da quella volta… mi ricordo come se fosse adesso… ah non le ho mica detto che il Sante Pollastri aveva sempre in bocca una caramella, gli piacevano tutte tranne quelle al rabarbaro che proprio non le sopportava. Una sera, quando ancora era un ladro di galline, sarà stato ai tempi della marcia su Roma o poco dopo, uscivamo io lui e il Gira da un’osteria e il Pulàster si era messo in bocca la solita caramella… quando ha sentito che era al rabarbaro l’ha sputata… orca, quando si dice la rogna,  è mica andato a sputarla sullo stivale di un ceffo della Milizia? Ecco credo che l’odio dei fascisti per il Sante sia cominciato da quell’episodio. Poi all’improvviso è sparito dalla circolazione, troppo pericoloso per lui stare a Novi Ligure: tutti che lo cercavano polizia, carabinieri, milizia, anche quelli dell’OVRA, e oltretutto in paese nascevano storie, racconti, leggende… Non le dico come è rimasta male la Rosetta, la donna con cui stava il Sante che da un giorno all’altro se l’è visto sparire. E lei sa signora, come sono le donne in questi casi, oh esclusi i presenti come si suol dire, la Rosetta è diventata una bestia. A quei tempi era anche lei socialista, poi però dopo qualche anno l’abbiamo allontanata dal partito, non ci fidavamo più di lei… ed ora che ci penso…  ma non è possibile… eh la madonna… una cosa che non ho mai capito in quarantanove anni… all’improvviso stamattina parlando con lei, mi sembra chiara come il sole… Cos’è che stavo dicendo? Ah sì… noi socialisti non avevamo un punto di riferimento all’estero come poteva essere la Russia per i comunisti, noi siamo andati in Francia, ma la rete di supporto abbiamo dovuto costruircela da soli poco alla volta. Nel ’29 per esempio il partito ha mandato me e la Rosetta a Parigi. Dovevamo far finta di essere due morosi e cercare casa… Una mattina stavamo camminando per andare a vedere un bilocale che ci avevano segnalato, quando ho visto un manifesto sul muro: al Vélo d’Hiver c’era una Sei Giorni con tutti i migliori corridori del mondo… e c’era anche il Girardengo. Non le dico, signora, la mia emozione. Io era da un paio d’anni che non lo vedevo il mio amico Costante, avevo una voglia matta di abbracciarlo… ho guardato la Rosetta e le ho detto subito “io stasera vado a vedere la corsa, poi entro in pista e vado a parlare col Gira”,  ma lei mi ha detto che ero scemo, che era pericolosissimo, che eravamo in incognito e devo dire che mi ha convinto. Aveva ragione. Ma decisamente era la giornata dei ricordi e delle sorprese. Infatti dieci minuti dopo siamo entrati in un caffè a mangiarci una baguette e ci siamo trovati di fronte il Sante Pollastri in persona. Lui quando ci ha visti, ma soprattutto quando ha visto la Rosetta, ha fatto una smorfia, poi senza dire una parola è uscito dal bar ed è entrato nel metrò. Io ho guardato la Rosetta, lei è impallidita, ha stretto le labbra e mi ha detto “ma non è mica lui… è uno che gli somiglia” e non ha più parlato fino a sera. Il giorno dopo tutti i giornali riportavano la clamorosa notizia: durante la Sei Giorni di Parigi una brillante operazione congiunta della polizia italiana e francese aveva portato all’arresto del pluriomicida italiano Sante Pollastri. Certo non ci voleva un genio per capire che se volevano  beccare el Pulàster bastava seguire le corse e le vittorie di Girardengo, ma per molto tempo si è detto che qualcuno sapeva ed ha cantato. Il Sante ha preso l’ergastolo, poi non ne ho più saputo niente. Ai tempi del fascio ufficialmente in Italia non c’erano delitti. Ogni tanto in tutti questi anni mi è tornato in mente, ma credevo che fosse morto in galera. Finché il nove febbraio di quest’anno, ero lì sulla piazza di Cassano Spinola sotto una nevicata che te la raccomando, mi sono sentito toccare un braccio… era lui… il Pulàster, con gli occhi rossi per il troppo piangere. Ci siamo abbracciati senza dire una parola, perché dalla chiesa usciva lentamente la bara con dentro il corpo del nostro amico Girardengo. “Vai Girardengo, vai campione che sei solo!” ha sussurrato Sante; poi ha ricominciato a piangere in silenzio.

 

Il bandito ed il campione

(Francesco De Gregori)


Due ragazzi e il borgo
cresciuti troppo in fretta
un'unica passione
per la bicicletta
un incrocio di destini
in una strana storia
di cui nei giorni nostri
s'è persa la memoria
una storia d'altri tempi
di prima del motore
quando si correva
per rabbia o per amore
ma fra rabbia ed amore
il distacco già cresce
e chi sarà il campione
già si capisce
vai Girardengo vai grande campione
nessuno ti segue su quello stradone
vai Girardengo non si vede più Sante
e dietro a quella curva
è sempre più distante
e dietro la curva
del tempo che vola
c'è Sante in bicicletta
e in mano ha una pistola
se di notte è inseguito
spara e centra ogni fanale
Sante il bandito
ha una mira eccezionale
e lo sanno le banche
e lo sa la questura
Sante il bandito
mette proprio paura
e non servono le taglie
e non basta il coraggio
Sante il bandito
ha troppo vantaggio
fu antica miseria
o un torto subito
a fare del ragazzo un feroce bandito
ma al proprio destino
nessuno gli sfugge
cercavi giustizia
ma trovasti la legge
ma un bravo poliziotto
che sa fare il suo mestiere
sa che ogni uomo ha un vizio
che lo farà cadere
e ti fece cadere
la tua grande passione
di aspettare l'arrivo
dell'amico campione
quel traguardo volante
è finito in manette
brillavano al sole come due biciclette
Sante Pollastri
il tuo giro è finito
e già si racconta
che qualcuno ha tradito
vai Girardengo vai grande campione
nessuno ti segue su quello stradone
vai Girardengo non si vede più Sante
è sempre più lontano
è sempre più distante
è sempre più lontano
è sempre più distante
vai Girardengo non si vede più Sante
sempre più lontano
sempre più distante


Questa canzone è stata incisa da Francesco De Gregori, da suo fratello Luigi Grechi che molto probabilmente è il vero autore e da Gian Pieretti.

 


 

 

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