venerdì 17 febbraio 2012

Da Ti racconto una canzone PARABOLA

PARABOLA

“In ogni modo io sono qui perché ho scritto poesie, un prodotto assolutamente inutile, ma quasi mai nocivo e questo è uno dei suoi titoli di nobiltà. Ma non è il solo, essendo la poesia una produzione o una malattia assolutamente endemica e incurabile”.  (Dal discorso di Eugenio Montale all’Accademia di Stoccolma in occasione del conferimento del premio Nobel per la letteratura 12.12.1975)

Pochi lo sanno (del resto i libri non lo dicono e chi gli sta attorno cerca di parlarne il meno possibile), ma il Boss, il Vecchio, il Capo, il Creatore… insomma Lui, quale che sia il nome con cui lo vogliamo chiamare, nei primi tempi del suo matrimonio ebbe una brevissima relazione con una signora sposata. Relazione fuggevole, finita quasi subito, ma dalla quale gli nacque un figlio. Essendo noto per la sua saggezza oltre che per la sua infallibilità il Vecchio cercò di tener nascosta la nascita di questo figlio a cui fu messo nome Poeta. Non c’è bisogno invece che vi dica, in quanto è risaputo, che da sua moglie ebbe un figlio “legittimo” come si usava dire all’epoca, che venne chiamato Ragioniere. Ragioniere crebbe serio, quadrato, “algebrico” come amava dire il Capo,  geniale e sagace, ma senza un minimo di fantasia; si laureò in Economia  Aziendale con un master in America ed in Ingegneria Informatica sempre negli Stati Uniti. Ragioniere affrontava tutti i problemi usando una razionalità esasperata, riusciva a trasformare tutto in algoritmi, equazioni, teoremi. Anche Poeta si laureò (una laurea in lettere ed un diploma di Conservatorio in arpa, chitarra e flauto, ma era sempre assorto nei suoi pensieri, nei suoi sogni, la testa tra le nuvole, lo sguardo perso. Gli trovarono un posto nell’azienda paterna: tante parole… tante estatiche riflessioni sul chiaro di luna o sulla bellezza delle foglie rosse in autunno… ma nulla di costruttivo.  Il Boss, preoccupato che qualcuno facesse andare avanti la baracca il giorno in cui gli fosse venuto l’uzzolo di ritirarsi (e sto parlando dell’Universo s.p.a., mica di un’impresa qualsiasi) si compiaceva di Ragioniere in cui vedeva la sua immagine riflessa come in uno specchio, mentre non faceva nulla per nascondere quanto poco sopportasse la nebulosa vacuità di Poeta. Si respirava in casa del Boss ed anche in ditta un po’ di tensione, di malcontento più intuito che detto apertamente, ma non credo che la situazione sarebbe precipitata se quella dannata sera…

Già, tutto cominciò la sera in cui Margherita, una ragazza dolce, semplice, ingenua e romantica, viso sereno, grandi occhi castani, capelli ricci, anziché passare la sera in casa a guardare la TV come faceva sempre, decise di fare una passeggiata nella brughiera. Ancor oggi Poeta maledice quell’uscita e soprattutto il momento in cui i due si incontrarono, ma non ha senso piangere sul latte versato. Fu un’ora dolcissima, al chiaro di luna, nell’aria vellutata della notte. Poeta cominciò a parlare della magia del cielo stellato, delle rose che profumavano per contribuire all’incantesimo della loro tenera passeggiata, del sentimento che lui sentiva di provare per lei, rosso ed intenso come un’azalea. Margherita ascoltava estasiata… Decisamente Poeta con le parole ci sapeva fare, continuava ad inanellare fiori, profumi, colori. Ad un certo punto le prese la mano.
“Guarda laggiù, Margherita… cosa vedi?”
“Ma… io non vedo nulla”
“Infatti non c’è nulla, null’altro che la brughiera. Ma io tenendoti la mano e guardandoti negli occhi sto creando un fiume, un fiume tutto nostro che attraverserà la brughiera. Guarda, Margherita, lo vedi il fiume?”
“Sì, amore, lo vedo” disse lei appoggiando la testa sulla sua spalla. “E’ meraviglioso” sussurrò chiudendo gli occhi e stringendosi a lui.
Poeta la baciò dolcemente poi si alzò ed entrò agitatissimo nello studio del padre che aveva l’abitudine di restare in ufficio fino a tarda sera per rivedere al computer i conti della giornata.
“Buonasera padre”
“Toh chi si vede, buonasera Poeta… che ci fai in ufficio a quest’ora?”
Poeta non riusciva nemmeno a parlare da tanto era agitato.
“Volevo dirti, padre che… da questa notte ci sarà un nuovo fiume… un fiume nella brughiera, là dove finisce la valle”.
Il padre lo guardò esterrefatto, il sigaro penzoloni tra le labbra.
“Ma sei scemo? Un fiume nella brughiera? Non ci sono fiumi nella brughiera, vuoi insegnarlo a me? I fiumi li ho creati io… saprò bene dove li ho collocati”.
Poeta si sentì montare dentro una rabbia come non gli era mai capitato prima. Era lui stesso stupito ed incredulo di quanto stava dicendo.
“Padre, Signore Dio, mi hanno sempre insegnato che sei onnipotente… e però stavolta non riuscirai a levare questo fiume dal suo cuore. Ti sfido. Prova se sei capace a toglierci questo fiume e questo amore”.
Il Boss rimase un attimo in silenzio. Non voleva farsi fregare dall’emotività, lui che era noto per la sua saggezza infallibile.
Socchiuse l’uscio dell’ufficio accanto al suo dove il figlio era seduto in poltrona, gli occhi incollati al video del computer.
“Ciao Ragioniere, ti disturbo?”
“Ciao pa’, entra, tu non disturbi mai… stavo rivedendo il bilancio del…”
“Lascia perdere il bilancio, figliolo, ho bisogno di te. Temo che tuo fratello ne abbia combinata una delle sue, va’ fuori a vedere cosa succede”
Margherita aveva sentito tutto e piangeva in silenzio, raggomitolata su una panca dell’orto. Poeta andava avanti e indietro nervosamente.
Ragioniere non ebbe bisogno di fare domande. In un attimo aveva intuito tutto ed istantaneamente aveva trovato la soluzione.
Tolse la Ferrari dal garage e  parcheggiò proprio davanti a Margherita.
“Ciao piccolina, che ti succede? Non sia mai che una bella ragazza come te pianga nel cortile di casa mia… sali… andiamo a vedere l’alba in Riviera, mangiamo una focaccia di Recco, poi…”
Margherita, si asciugò gli occhi e salì in macchina. Ragioniere partì sgommando.
Dopo l’alba e la focaccia di Recco i due trascorsero una lunga giornata sulla spiaggia, poi a mezzogiorno Ragioniere portò Margherita a pranzo nel locale più esclusivo di Portofino. Trascorsero l’intera nottata a fare l’amore nella suite di un hotel a cinque stelle.
Il giorno dopo Ragioniere portò Margherita a casa e la presentò al padre.
“Celebrerò io stesso le vostre nozze” disse il Vecchio. “Voi siete saggi, siete giusti, avete capito come va il mondo… ed il mondo erediterete. Sono fiero di voi, ragazzi. Un giorno tutto questo sarà vostro e l’azienda andrà avanti”.
Poeta che fino a quel momento aveva ascoltato a testa bassa alzò gli occhi e fissò il padre.
Non riuscì a proferire parola perché questi lo fulminò con gli occhi.
“Quanto a te, giara vuota, parolaio, buono a nulla, mangia pane a tradimento, acchiappanuvole, poeta… io ti maledico. Sei inutile e ciò che è inutile è nocivo. Che tu sia maledetto, ripeto. Tu non crescerai, non maturerai, non invecchierai se non col corpo, ma di testa… per tutta la vita tu avrai sempre vent’anni. Quanto alle donne… ne conoscerai, ne frequenterai, ne scoperai, ne sposerai… ma amerai sempre e soltanto Margherita.






 PARABOLA

Con la moglie dal quale ruppe subito
ma non in tempo per evitare
che gli nascesse un figlio naturale
Era vecchio, era saggio e non sbagliava
mai e ben che fosse falsa moneta
tacque con tutti e lo chiamò poeta
da sua moglie ebbe poi un figlio vero
uno che aveva sempre ragione
e per questo ragioniere fu il suo nome
ragioniere cresceva molto algebrico
poeta aveva lo sguardo assente
parlava tanto ma non rendeva niente
Ragazza ragazza perché tu quella sera
giravi da sola per tutta la brughiera?
Ragazza dovevi restare a casa muta
adesso c'è chi piange d'averti conosciuta
e poeta le disse: "Margherita, qui c'è la luna
che ci fa lume vieni a giocare
inventeremo un fiume"
come attore non era proprio l'ultimo
e le confuse tutte le idee
facendo sfoggio di rose e di azalee
E poi corse dal padre subito a dirgli:
"Ho fatto un fiume di primavera,
oltre la valle, dentro la brughiera"
"Che scemenza è mai questa, figlio mio,
no non c'è un fiume nella brughiera,
lo so per certo li ho fatti tutti io"
"Io, padre, ti sfido, se tu sei il creatore
tu prova a levarlo quel fiume dal suo cuore
io padre ti sfido, se sei l'imperatore
tu prova a levarci quel fiume e questo amore"

Era vecchio era saggio e non sbagliava mai
prese da parte il figlio accorto
gli tolse il libro cassa e lo mandò nell'orto
là, nell'orto, piangeva Margherita
soffriva tanto che lui la portò al mare
il mare è facile, c'è poco da inventare
e fu il vecchio a benedir le nozze dicendo:
"Andate figli della terra
voi siete giusti e non avete guerra"
Poi rivolto all'infame parolaio
lo cacciò via coi gesto di una mano
la giara vuota non serve più a nessuno
"Per il mondo ch'è mio ti maledico
avrai vent'anni tutta la vita
ma non potrai che amare Margherita"
Questa canzone è stata incisa da Roberto Vecchioni



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