venerdì 30 dicembre 2011

Da Ti racconto una canzone: UNA STORIA GIA' FINITA


UNA STORIA GIA’ FINITA

Un fatto che pochi conoscono, anche tra i miei amici più cari, è che io sono stata sposata. E’ una vicenda di cui non parlo mai, una vicenda che mi ha lasciato tanta amarezza nel cuore, ma sono stata io a troncare: è una decisone che mi sono imposta di prendere, sia pure a malincuore.
Quando ho lasciato definitivamente quella che per mesi era stata la nostra casa ho provato una sensazione di angoscia: il muro spoglio (le grandi fotografie sotto vetro erano tutte mie e me le sono portate via)… il frigo vuoto… il rubinetto dell’acqua chiuso…
A volte mi torna in mente Salvatore, il mio ex marito. Lo rivedo la mattina trasandato, spettinato, assonnato, prepararsi il caffè in mutande imprecando conto il maltempo (o contro il troppo sole) contro il freddo (o contro il caldo) contro la città invasa dai turisti (o contro la tristezza di una Catania autunnale senza forestieri)…  Vederlo così scorbutico e depresso già di prima mattina mi metteva a disagio, mi si chiudeva stomaco e allora restavo a letto, non riuscivo a trovare la forza di alzarmi, cercando di rinviare il momento del primo scontro giornaliero.
Mi hanno detto che Salvatore convive con una ragazza del Nord. Non riesco a pensarlo mentre fa l’amore con una donna diversa da me, mi piacerebbe sapere che impressione gli ha fatto la prima volta… forse avrà pensato che chiodo scaccia chiodo… forse dopo essere stato con me (la prima donna della sua vita, checché ne dicesse lui) non sarà più riuscito  a vivere senza sesso…
Già, il sesso. Negli ultimi tempi non lo facevamo più, ed è uno dei motivi per cui odio quella casa e cerco di non passarci neppure davanti:  la vita a due si era trasformata in un inferno; incomprensioni, insulti, ripicche, accuse:  lui non riusciva più a lavorare e dava la colpa a me, io continuavo a piangere e davo la colpa a lui, un’esperienza che non auguro a nessuno.
E’ fin banale dire che l’amore era finito, ma forse non ci siamo mai amati, altrimenti non ci saremmo ridotti così. Oddio, io ero in buonafede quando dicevo che lui era tutta la mia vita, mi sforzavo di idealizzare alcuni aspetti della sua personalità che mi avevano affascinata nei primi tempi; ma lui tendeva a razionalizzare tutto, a riportarmi sulla terra, a rendere piatto e banale tutto quanto io ammantavo di sogni e di poesia.
Una volta lui era tornato da un viaggio ed io gli avevo detto: “guarda, amore, i fiori sul balcone sono appassiti, anche loro come me quando sei via tu sentono la tua mancanza” e lui mi aveva risposto cupo “i fiori appassiscono perché quando sono via io c’è una stronza che non li bagna”
Un’altra volta viaggiavamo in autostrada e chissà perché mi venne da dire che la nostra utilitaria era il nostro cavallo bianco. Mi lanciò un’occhiataccia, sbuffò spazientito e poi mi rispose “allora anziché la benzina prova a dargli la biada, che costa anche meno”.
Io in questi casi rimanevo male, anche se da un punto di vista logico finivo per dargli ragione, ma proprio per questo concludevo che se la mia vita doveva essere così brutalmente realistica e senza sogni, allora tanto valeva viverla senza di lui e così ho fatto.
Eppure, se devo essere sincera, questa storia per me non è mai finita. Tante volte da bambina nel mio giardino strappavo i fiori, ma il sole li faceva ricrescere più belli; tante sere spengo la televisione spengo il computer, mi metto sul divano e lascio galoppare la fantasia. Lo vedo a letto con quella milanese, eccitato, sudato, scatenato nel fare l’amore in maniera quasi selvaggia, ma, particolare importantissimo, sempre con gli occhi chiusi; poi all’improvviso, quando sta per raggiungere il massimo del godimento, urla un nome di donna, ma non è il nome della sua partner e neppure il nome dell’eroina dell’ultimo libro che ha letto. Il nome che gli esce dalla gola è un nome che il suo cuore non è mai riuscito a scordare.
Mi irritava, Dio se mi irritava, ma, ogni volta che io mi arrabbiavo, regolarmente mi ripeteva “cerca di stare più calma, tanto prima o poi si muore” ed io mi sentivo come la signora Pantier di Masters, un personaggio che al liceo avevo anche interpretato in una rappresentazione teatrale.
“Piantala di parlare della morte” gli urlavo.
E lui “Piantala tu di sfuggire alla realtà. Prima o poi tutti si muore. Solo i personaggi vivono in eterno, dovresti saperlo tu che ami Pirandello”.
Prima ho detto una sciocchezza. In realtà la nostra storia è finita. E’ “morta”, per usare un verbo che gli è caro.
 Scusatemi se stasera ve ne ho parlato.
L’ho fatto per illudermi di riportarla in vita almeno per un attimo.


Una storia già finita
(Gerardina Trovato)

Come è triste un muro bianco senza foto
solo con i buchi e i chiodi che si vedono
come è triste il frigo così vuoto
e l'acqua chiusa.
Ti prepari ancora il tuo caffè in mutande
la mattina presto mentre dormi in piedi?
io me ne restavo a letto perché stavo male
e tu lo sapevi

Amore mio
chissà a te come è andata
la prima volta dentro un'altra donna che non ero io
amore mio
l'hai fatto per dimenticare
o perché a te non può mancare
quello che sai di non aver avuto mai.

Non ci sono più tornata in quella casa
dove non lo facevamo, ricordi, ormai da tempo
solo inferno tra noi due
io che piangevo
e tu non lavoravi più
Ma chissà se tra noi due qualcuno ha mai amato
eppure ero sincera quando ti dicevo "sei la vita"
ma poi la tua ragione distruggeva tutto
ed io pensavo: vivrei anche senza te

Amore mio
anche se strappi un fiore
ricrescerà più bello perché ancora esiste il sole
e quando a letto sbaglierai il suo nome
non sarà un nome preso da un libro
ma il nome che il tuo cuore non ha cancellato mai.

Mi dicevi "stai più calma, tanto prima o poi si muore"
solo un personaggio, diceva Pirandello,
può vivere in eterno
e quindi se una storia già finita diventa una canzone
anche per un momento sarà di nuovo vita.

Questa canzone è stata incisa da Gerardina Trovato
 
 

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